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Dopo quasi due secoli torna il riso nelle campagne abruzzesi. L’esperimento è avvenuto in un fazzoletto di terra a ridosso dell’ultimo tratto del fiume Vomano. Per la precisione sul territorio di Roseto degli Abruzzi (Teramo), dove un giovane agricoltore locale, Mirco Vallese, è riuscito nell’impresa di far nascere chicchi Carnaroli, della varietà Caravaggio, in una zona molto diversa da quella dove tradizionalmente si coltiva il riso. Niente paludi sterminate come in Vietnam o Bangladesh, né paesaggi tipici della bassa padana con immensi campi inondati dove lavorano le mondine chine e con l’acqua fino alle caviglie. Quella di Roseto, infatti, è una risaia cosiddetta “in asciutta”, anche se l’acqua è sempre protagonista. «Ciò che ha fatto scattare in me la molla di provare questa avventura» svela il giovane agricoltore rosetano «è stata proprio l’acqua, o meglio la funzione che ha l’acqua in questa coltura. Essa è fondamentale per la coltivazione del riso, come in ogni altra area coltivata, ma è molto importante per la coltivazione in risaia sommersa perché ha funzioni di termoregolatore».